5 febbraio 2007

Libertà di stampa in Italia



Estratto tradotto da Freedomhouse
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=251&year=2006

In Italia la libertà di parola e di stampa è garantita costituzionalmente. Tuttavia, la libertà dei media è rimasta costretta fin dal 2005 dalla concentrazione dei media nelle mani del Primo Ministro Silvio Berlusconi, che controlla il 90 per cento dei mezzi di radiodiffusione del paese attraverso le sue azioni. Nel mese di aprile del 2004, il senato ha adottato la legge di Gasparri sulla radiodiffusione, che al relativo accreditamento ha introdotto un certo numero di riforme da che dovrebbero il paese per il cambiamento previsto nel 2006 broadcasting a digitale analogue e la privatizzazione parziale della rete di radiodiffusione pubblica italiana, RAI. Tuttavia, la legge è stata criticata pesantemente poichè inefficace nel garantire la libertà di stampa in un regime di monopolio berlusconiano e di fare pochissimo per spezzare il"duopolio" di RAI e di Mediaset riguardo ai nuovi mezzi di broadcasting.
Ciò permetterebbe a Berlusconi, nella sua posizione unica, di continuare ad avere il dominio assoluto sui mezzi di radiodiffusione privati.
Nel mese di luglio del 2004, il Parlamento ha approvato la legge di Frattini, che richiama il conflitto di interesse fra l'ufficio pubblico dei ministri principali e le loro azioni di media.

Anche se questo impedisce al ministro principale di fare funzionare i suoi propri commerci, gli non impedisce di scegliere la sua propria procura, compreso un membro della famiglia.

Nel mese di gennaio del 2005, una corte a Roma ha condannato RAI per la rimozione di un giornalista della TV, Michele Santoro, in 2002. Santoro era uno dei tre giornalisti critici verso il governo che sono stati rimossi dalla RAI per "uso criminale presunto della televisione pubblica."

La maggior parte delle testate giornalistiche sono possedute privatamente ma spesso sono collegate ai partiti o a funzionari politici dei grandi media privati, che esercitano una certa influenza editoriale. I media della stampa, che consistono di parecchi giornali nazionali (di cui almeno due sono controllati direttamente dalla famiglia Berlusconi), continuano a fornire una certa varietà di opinioni politiche, comprese quelle critiche verso il governo. Tuttavia, Berlusconi influenza almeno sei delle quattordici principali testate televisive nazionali.

Mediaset monopolizza altresì i redditi della pubblicità in radiodiffusione. Nel 2004, Mediaset ha incamerato il 58 per cento di tutti i redditi della pubblicità, mentre RAI ha ricavato solo il 28 per cento. Le altre reti nazionali commerciali ricevono più o meno il 2 per cento dei redditi e le centinaia delle stazioni televisive locali/regionali complessivamente il 9 per cento.
Verso la fine del 2003, il governo ha promulgato una rinuncia provvisoria che ha rimosso una limitazione precedente su una persona che possiede più di due stazioni di broadcasting nazionali, permettendo a Retequattro, una delle tre stazioni della televisione possedute dal gruppo Berlusconi-Mediaset, di continuare il broadcasting terrestre, anzichè satellitare(!).
Il governo non limita generalmente l'accesso al Internet; tuttavia, il governo può ostruire i luoghi di Internet stranieri se contestano le leggi nazionali. Ma, dopo i bombardamenti di Londra nel mese di luglio del 2005 dagli estremisti, il Parlamento dell'Italia ha approvato una nuova legge antiterrorismo che include la sorveglianza della rete Internet e richiede una speciale autorizzazione per far funzionare un Internet-cafè.

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