24 giugno 2010

Uno dei robot subacquei è entrato in collisione con il sistema di tubature che trasportano acqua calda nella cupola per evitare la formazione di ghiaccio. Momentaneamente tolto il tappo posizionato sulla falla, una volta riposizionato, il sistema ha ripreso a pompare petrolio e gas.
Ancora un dramma scuote le operazioni per arginare il disastro provocato dalla marea nera. Il capitano di un'imbarcazione, William Kruse, 55 anni, assoldato dalla Bp per partecipare alle operazioni di pulizia, si e' tolto la vita sparandosi un colpo alla testa. Kruse, a quanto riferito, era rimasto sconvolto e adirato per i danni causati dalla fuoriuscita di greggio che sta devastando l'ecosistema delle coste meridionali degli Stati Uniti.
Già due tecnici erano morti nel corso delle operazioni di contenimento della marea nera. Uno dei due operai e' annegato, mentre l'altro ha perso la vita in un secondo incidente mentre era alla guida di una barca. Le vittime si aggiungono alle undici che hanno perso la vita in seguito all'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta lo scorso 20 aprile.

2 giugno 2010

Free Gaza "Rachel Corrie"

Il governo israeliano rilascerà tutti gli attivisti sopravvissuti e arrestati dopo il blitz solo dopo aver firmato un documento nel quale affermano di rinunciare a qualsiasi azione legale.
Fra i passeggeri, 5 irlandesi e 6 malesi, vi è anche il premio Nobel per la pace 1976, la nordirlandese Mairead Maguire, 66 anni, nota paladina della causa palestinese.

La Rachel Corrie, faceva parte della flottiglia Free Gaza, è rimasta ferma a Cipro per quarantott’ore per motivi logistici e adesso è pronta a dirigersi verso le coste di Israele, per ora la nave irlandese resta al largo della costa e non riesce a forzare il blocco israeliano.
Il viceministro della Difesa israeliano Matan Vilnay ha già fatto sapere che non passerà.
A bordo anche il Nobel per la pace Maired Corrigan Maguire, premiata per la sua attività in Ulster, che ha fatto sapere: «Nessuna nave degli aiuti porta armi ma solo aiuti puramente umanitari... la nave deve giungere a Gaza per mostrare che il mondo ci tiene».

Dopo l'arrembaggio gli arrestati sono circa 650, a bordo dell’imbarcazione, in massima parte di nazionalità turca. Sono molti i fermati, detenuti nel carcere di Beer Sheva in attesa di accertamenti, che dovrebbero essere rilasciati dal governo Israeliano.
L'operazione "non governativa" che stava tentando di forzare il blocco di Israele per portare aiuti umanitari nella Striscia, coinvolge cittadini di mezzo mondo: quaranta i turchi e altrettanti britannici, nove francesi, un gruppo di tedeschi tra cui due deputate, sei italiani.

Il governo turco ha mandato due aerei militari a Haifa per verificare le condizioni degli attivisti trattenuti.
La Francia alza la voce ed «esige la liberazione immediata dei suoi cittadini». Il presidente Nicolas Sarkozy parla di «uso eccessivo della forza» e insiste insieme all'Onu e all'Unione europea per l'apertura di un'inchiesta internazionale.


Ma
L'Egitto, per alleggerire la tensione, ha riaperto il valico di Rafah, piccolo confine con Gaza solitamente sbarrato se non per qualche giorno al mese, unica via per i palestinesi stretti d'assedio.

13 aprile 2010

Emercency: gli arrestati a Kabul

(ANSA) - MILANO, 13 APR -''I nostri operatori, i tre fermati e gli altri, si trovano ora a Kabul''. L'ha detto Gino Strada sugli arrestati sabato a Lashkar-gah.Il fondatore di Emergency ha poi detto che 'gli operatori sanitari e i nostri connazionali sono stati privati della liberta' ed e' responsabilita' del governo garantirne l'incolumita''. Poi, Strada ha ricordato che l'Italia spende ''2 milioni al giorno di tasse dei cittadini per tenere 3000 militari a proteggere un governo che arresta medici d' ospedale''.

Il ministro degli esteri Franco Frattini ha inviato una lettera al presidente afgano Hamid Karzai sulla vicenda dell'arresto dei tre membri italiani di Emergency in cui ha chiesto di "accelerare" le indagini.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo d'inchiesta sul caso dei tre operatori italiani di Emergency, arrestati sabato scorso con l'accusa di un aver partecipato ad un complotto per uccidere il governatore di Helmand.

A piazzale Clodio si spiega che non sono emersi sinora collegamenti di quest'ultima vicenda con la gestione delle trattative per il rilascio dei giornalisti Daniele Mastrogiacomo e Gabriele Torsello.
Oggi la Ong ha dovuto lasciare il suo ospedale di Lashkar Gah. Emergency, ha detto ad Apcom Maso Notarianni, responsabile comunicazione della Ong italiana, "non ha il controllo" del suo ospedale. Secondo quanto riporta il sito di Peace Reporter, "i cinque cooperanti di Emergency che non erano stati prelevati dalla sicurezza afgana, ma che erano comunque rimasti bloccati a Lashkar Gah, si trovano adesso a Kabul".
"In seguito alle operazioni che hanno portato al prelevamento di Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani, i cinque erano rimasti asserragliati nella casa dell'organizzazione di Gino Strada. A sbloccare la situazione è stata la mediazione dell'ambasciatore italiano a Kabul Caludio Glaentzer" e il lavoro della Farnesina.

30 gennaio 2010

Ever dream this man?

Ebbene sì, l'uomo che appare nei sogni probabilmente è Roland Topor, artista poliedrico e troppo presto dimenticato, attore e cartonist, che molti possono ricordare nella interpretazione del signor Reinfield, il servo di Nosferatu nello omonimo film di Herzog.
"Il maestro è qui, il signore dei ratti sta arrivando".
Buon incubo a tutti!

Per i cultori la galleria milanese Nuages, ha pubblicato un catalogo esaustivo, cinquanta opere dell'artista e grafico tra i più importanti della fine del secolo scorso. Amava gli scherzi macabri e le sue opere surreali hanno sempre un certo gusto per tutto ciò che appare orrido e assurdamente crudele.
La sua risata raccapricciante accompagnerà per sempre i nostri incubi peggiori.

1 gennaio 2010

Giallo Moussavi

L'appello dell'opposizione: Moussavi "Dico chiaramente ed esplicitamente che gli ordini di perseguire, uccidere o imprigionare Karrubi, Mussavi e la gente come noi non risolveranno nulla".
L'appello, pubblicato anche dal sito kaleme.org, chiede tanto la restaurazione della "libertà di stampa" quanto il "riconoscimento del diritto del popolo di riunirsi e manifestare (...), secondo quanto previsto dall'art. 27 della Costituzione".
Allo scopo di ottenere quest'ultimo punto, Mussavi fa anche riferimento alla "cooperazione con tutti i paesi interessati" e "alla mobilitazione di organizzazioni nazionali alternative".

Il Giallo: entrambi i due capi dell'opposizione iraniana, l'onda verde, Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi, hanno lasciato Teheran e si troverebbero nella località di Kelar-Abad. Questo secondo l'agenzia ufficiale Irna. Secondo il sito dell'opposizione Rehesabz, invece, i due sono stati portati in tale località dalle autorità del paese, sia Karrubi che Mussavi sono ormai «sotto il controllo» di membri del Ministero delle Informazioni e dei Pasdaràn, i "Guardiani della Rivoluzione", corpo para-militare istituito dopo la rivoluzione islamica del 1979, le guardie armate del presidente Ahmadinejad.

La Repressione: le truppe del regime, con mezzi corazzati e
anti-sommossa, muovono verso la capitale Teheran. Scontri fra dimostranti e forze di sicurezza sono in corso nel centro della città.
Le forze anti-sommossa, con mezzi blindati, hanno caricato i dimostranti. Numerose persone sarebbero rimaste ferite e una ventina sono state arrestate.
Un rappresentante dell'ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell'Iran, ha dichiarato che i leader dell'opposizione sono «nemici di dio» e dovrebbero essere giustiziati in base alla Sharia, la legge islamica.

Il Nobel per la Pace: l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace, da un sito dell'opposizione dell'Onda Verde, denunciando l'arresto di sua sorella da parte degli apparati di sicurezza, afferma che si tratta di un tentativo di «pressione» su di lei per farle cessare ogni attività in difesa dei diritti umani.

L'Onu:
l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, si é detta "scioccata" dalla repressione contro l'opposizione in iran e si é appellata all'esecutivo di Teheran affinché cessino "le eccessive violenze delle forze di sicurezza. Il governo - ha aggiunto Pillay -, deve assicurare che non vi sia una escalation della violenza.

La fuga dei nobili: un jet privato sarebbe pronto a portare in Russia l'ayatollah Ali Khamenei e la sua famiglia, nel caso che la situazione in Iran precipiti. È quanto riporta il sito web olandese di Radio Nederland - Shahrzad News. L'ordine di allestire l'aereo sarebbe partito da Said Jalili, attuale segretario del Consiglio in Iran.

29 dicembre 2009

Violenta la repressione contro la "onda verde" che si oppone al presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad.
Nel giorno della festa dell'Ashura almeno 15 persone sono rimaste uccise a Teheran.
Tra le vittime anche Ali Habibi Mussavi, 43 anni, nipote del leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi.
L 'ultra conservatore Yadwollah Javani, ha chiesto che vengano messe sotto processo tre delle principali figure dell'opposizione: l'ex presidente Mohammad Khatami e i due candidati riformisti sconfitti alle elezioni, Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi.
Oggi l'ex presidente del Parlamento iraniano, Mehdi Karroubi, e' stato posto agli arresti domiciliari.
"Perche' questa festa religiosa non e' stata rispettata dai governanti?", chiede Karroubi che nel ballottaggio del 12 giugno giunse quarto.
L'ondata di arresti continua anche verso la famiglia Moussavi e i suoi collaboratori.
Anche la sorella di Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace nel 2003, e' stata arrestata a Teheran.

Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha accusato oggi Israele e Usa di avere responsabilita' nelle proteste scoppiate a Teheran domenica scorsa. "E' stata una messinscena allestita da Stati Uniti e Israele che ci disgusta".
La Gran Bretagna "riceverà un pugno in bocca se non la smetterà di criticare l’Iran" ha detto il ministro degli esteri iraniano.

23 dicembre 2009

Vecchie e nuove centrali

_Trino (Vercelli)
La centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino è il frutto della prima iniziativa industriale avviata in Italia in campo nucleare.
Il 14 ottobre del 1955, all’indomani della Conferenza di Ginevra “Atoms for Peace”, la Edison chiese a tutti i principali costruttori di reattori un’offerta per la realizzazione della prima centrale nucleare italiana.
Nel luglio 1990 il CIPE dispose la sua chiusura definitiva, dando mandato all’ENEL di predisporre il piano di decommissioning.
Nel novembre 1999 la proprietà della centrale – così come per le altre tre centrali nucleari italiane – è stata trasferita a SOGIN, con il mandato di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito, allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione dell’area.
_Montalto di Castro (Viterbo)
Già prima del referendum che abrogò il nucleare nel 1987, la cittadina sul mare era destinata ad ospitare questo tipo di produzione, i lavori per la centrale nucleare erano già stati avviati ed erano quasi giunti al termine quando ventidue anni fa gli italiani dissero con fermezza: "No".
_Borgo Sabotino (Latina) e Garigliano (Caserta)
Già due centrali inattive. Problemi irrisolti per lo stoccaggio e il trattamento deelle scorie ed i rifiuti.
_Caorso (Piacenza)
E' la più recente centrale nucleare realizzata in Italia, entrò a regime dal 1978.
In arresto a freddo dal 1986, l'impianto non è stato più riavviato a seguito al referendum dell’87
Nelle piscine di decadimento sono stoccati i 1.032 lingotti del combustibile utilizzato in fase di esercizio.
Dopo la fermata l’impianto è stato posto in stato di conservazione, con i sistemi in condizioni idonee al riavviamento. La delibera CIPE del luglio 1990, disponeva la chiusura definitiva dell’impianto.
Nel 1999 la proprietà della centrale è stata trasferita a SOGIN, che ha presentato alle competenti autorità il programma di smantellamento dell’impianto.
Nell’impianto sono inoltre immagazzinati 1.600 metri cubi di rifiuti radioattivi.
_Oristano
Trova forte opposizione l'idea di costruire la centrale in Sardegna, prevista nell'accordo tra Berlusconi e Sarkozy. I tecnici francesi si dicono "fiduciosi che i nuovi impianti saranno costruiti e gestiti in assoluta sicurezza"
_Palma (Agrigento)
nella città del Gattopardo nonostante il forte rischio sismico che coinvolge la Sicilia, è previsto anche lo stoccaggio nella dismessa miniera di salgemma del Passatello
_Monfalcone (Gorizia)
sempre secondo l'accordo tra Berlusconi e Sarkozy è possibile l'insediamento di una centrale nucleare in Friuli Venezia Giulia.

Italia ri-nucleare

Nel giorno in cui Obama pone l'ultimatum ad Ahmadinejad, per il controllo dei materiali fissili delle centrali nucleari in Iran, l'Italia decide che forse tornerà al nucleare, la cosa sarebbe poi gestita da tecnici francesi, secondo accordi già stipulati da Belusconi.
Diverse e contrastanti le reazioni dal mondo politico: il centrodestra applaude compatto, mentre il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, non vede "la fattibilità, l’utilità e il senso di avventurarsi in un piano con queste tecnologie, che dobbiamo importare dall’estero".
Ci si chiede anche con quali soldi dovrebbero essere costruite le nuove centrali, previste nell'accordo Italia-Francia, come sarà mai risolto il problema delle scorie, e si critica anche la scelta geografica dei siti.
Fra questi compaiono anche Trino, Caorso, Latina e Garigliano dove sono localizzate le quattro centrali nucleari già costruite nel nostro Paese, già dismesse e mai più riavviate a seguito al referendum dell’87.
Importante ricordare che non si tratta solo dei siti di nuove centrali nucleari, ma anche di strutture per lo stoccaggio di materiale radioattivo, tra cui l'uranio impoverito, proveniente anche da altri paesi.

Già nell'aprile 2008, il Governo di Romano Prodi aveva esteso il segreto di Stato sull'individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari: la popolazione non dovrà essere informata. (sic!)
Certo che queste strutture potrebbero diventare non solo bersaglio politico della popolazione ivi residente, ma in caso di guerra aperta con l'Iran, oltremodo di attacchi terroristici da altri paesi.
La questione è importante. L'uranio impoverito, contrariamente a quanto suggerisce il nome, oltrechè pericoloso è anche di molto prezioso. A causa delle alte temperature sprigionate, è materiale di costruzione nella balistica dei missili perforanti anticarro. Pertanto lo stoccaggio e la lavorazione dello stesso sono oltremodo Top-Secret.

Restiamo davvero perplessi, in un paese dove non sempre funziona neanche la normale raccolta dei rifiuti solidi urbani, di fronte al problematico stoccaggio delle scorie nucleari, specialmente nelle centrali più antiche e desuete, come quella di Trino.

19 dicembre 2009

Accordo Copenaghen

(AGI) - Roma, 18 dic. - Barack Obama vuole dare un segnale di cambiamento rispetto alla precedente amministrazione Bush, e ci riesce almeno nelle intenzioni, cerca quindi di salvare il summit sul clima di Copenaghen, voluto anche da Angela Merkel, esortando i grandi del mondo a trovare un'intesa. Incontro anche con il premier cinese, Wen Jabao, sempre riguardo al negoziato sul cambiamento climatico in corso.
Al vertice si sono riuniti i leader dell'Ue, assente l'Italia, per valutare la possibilità di innalzare l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2020 da dal 20% al 30%.
Dal summit e' intanto emersa una nuova bozza di 12 punti (erano 13 nelle versioni precedenti), dove, almeno sulla carta, si definisce l' "Accordo Copenaghen".
L'accordo fra i paesi più avanzati procede quindi anche senza l'attuale presidente italiano.
Ne approfitta la Merkel per portare a casa un accordo "in linea di principio" ma è comunque un risultato:
i paesi più ricchi dovranno dare il buon esempio e tagliare le emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. La bozza di accordo fissa inoltre un obiettivo globale di riduzione delle emissioni del 50%. L'aumento della temperatura terrestre inoltre, dovrà essere contenuto entro i due gradi centigradi.

Questo è quanto sul fronte della ecologia e dell'inquinamento atmosferico.
Resta invece del tutto una incognita la spinosa questione dello smaltimento e della spartizione delle scorie all'uranio impoverito, prodotto di scarto delle centrali nucleari, si intende anche quelle irachene.

18 dicembre 2009

burattini bugiardi e asinacci

Mini naia di 3 settimane per 5.000 ragazzi nei prossimi 3 anni. E' il progetto del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, "l'inventore" di questi stage volontari nelle caserme che hanno già coinvolto, nei mesi scorsi, circa 200 giovani che si sono addestrati con gli alpini.

Si tratta di un decreto di finanziamento delle missioni internazionali per i primi 6 mesi del 2010: un provvedimento che prevede appunto il finanziamento della cosiddetta "mini naia" per 3 anni con il coinvolgimento di un massimo di 5.000 ragazzi e ragazze. La Russa ha spiegato che nel progetto sono coinvolti anche i ministri della Giustizia Alfano e dell'Interno Maroni, che dovrebbero fornire il loro apporto "anche in termini di risorse", e che vi saranno due stage annuali, ciascuno della durata di 3 settimane, nel periodo estivo. "Qualcosa di importante - ha detto La Russa - che possa incidere nella formazione della nostra gioventù".

notizia ANSA

25 novembre 2009

Roma, 25 nov. 2009 b.C.- L'Italia rassicura Barack Obama e "accoglie positivamente" la richiesta di un rafforzamento dell'impegno militare in Medio Oriente. Mentre si attende che la Casa Bianca annunci martedì i dettagli della strategia in Afghanistan, proseguono i negoziati interni alla Nato per valutare i possibili contributi degli altri Paesi membri, tra cui quello italiano. Come fa sapere in una nota Palazzo Chigi, lo stesso Barack Obama ha chiesto, in un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, "il sostegno dell'Italia". Berlusconi ha accolto positivamente la richiesta di Obama, che "verrà approfondita nei dettagli" in occasione dell'incontro" tra il ministro degli Esteri Franco Frattini ed il segretario di Stato Hillary Clinton, entrambi presenti al prossimo vertice dei Ministri degli Esteri della Nato in programma a Bruxelles il 3 e 4 dicembre. Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, aveva precisato oggi che i vertici militari sono in attesa delle "decisioni politiche": "Quando arriveranno vedremo come applicarle", aveva commentato, ricordando che in passato l'Italia "ha schierato all'estero fino a 12.500 uomini". "Adesso sono circa 8.500. Dunque, non è un problema di uomini". Secondo alcune indiscrezioni, oltre all'Italia saranno Gran Bretagna, Germania, Francia, Turchia e Romania ad offrire la maggior parte dei rinforzi previsti dagli alleati europei degli Stati Uniti; in Germania, il Cancelliere Angela Merkel potrebbe addirittura chiedere al Bundestag di portare il contingente dagli attuali 4.500 a 7.000 effettivi.

15 novembre 2008

40 anni di silenzio radioattivo 40!!!

Dopo 40 anni veniamo a sapere che una bomba atomica si è dissolta nel mare di Buffin.

Le balene si sono suicidate.

6 febbraio 2008

Classic Cartoon












http://acmefactory.blogspot.com/

10 agosto 2007

Afta epizootica

LONDRA, 7 AGO- E' 'molto probabile' che la fonte dell'afta epizootica sia un centro di ricerca, secondo un rapporto preliminare britannico. L'agenzia sanitaria inglese rivela che la fonte del virus nel sudovest dell'Inghilterra sia un centro di ricerca sulle malattie animali vicino alle due fattorie contaminate. L'allarme aveva fatto scattare in tutta l'Unione europea sono scattate misure contro il virus, come la messa al bando di carni e derivati targati Gb.

LONDRA, 10 AGO - Le autorita' britanniche sono preoccupate per un possibile nuovo focolaio di afta epizootica, nella regione a sudovest di Londra. Nello stesso luogo sono stati scoperti gli altri due. Il capo dei Servizi veterinari britannici, Debby Reynolds, ha affermato che non sono state ancora effettuate le analisi necessarie e che ci sono solo 'lievi segni clinici di infezione'. Non e' stata ancora accertata l'origine dell'infezione, ma il virus potrebbe provenire da 2 laboratori vicini.

Estinto il delfino bianco

(ANSA) - LONDRA, 8 AGO - E' stato dichiarato ufficialmente estinto il delfino del fiume Yangtze in Cina, comparso sulla terra circa 20 milioni di anni fa.
Studiosi cinesi e britannici hanno setacciato in lungo e largo lo Yangtze e non ne hanno trovato neanche uno. L'ultimo delfino di acqua dolce di questa delicata specie mori' in cattivita' nel 2002. Era considerato il mammifero più raro del mondo, è sopravvissuto per venti milioni di anni, ma ora i biologi non hanno più dubbi, non ci sono più esemplari del delfino dalla pinna bianca, detto «baiji» nel fiume cinese dello Yangtze
.

A condannare a morte il baiji sono state le miriadi di navi che hanno trasformato lo Yangtze in una sorta di autostrada intasata di container, chiatte per il trasporto di carbone e barche a motore, rendendo completamente inutile il sistema di ecolocazione (sonar), che il cetaceo usa per orientarsi nelle torbide acque del fiume. E quando non erano le reti e gli ami dei pescatori ad intrappolarlo e a ferirlo, il delfino soffriva per l'inquinamento che avvelenava il suo habitat e per la nuova diga delle Tre Gole che, dal suo completamento nel 2003, ha provocato il declino dei piccoli pesci di cui si cibava.
Altre specie sono a rischio lungo il fiume Yangtze, tra cui l'alligatore
(Alligator sinensis) che viene ancora servito nei ristoranti cinesi, la salamandra gigante dello Yangtze e due diverse specie di storione. Mentre del pesce spada cinese non si registrano avvistamenti già dal 2003.

18 giugno 2007


16 giugno 07 - Afghanistan, Emergency: «Hanefi è libero» Prosciolto l'operatore dell'ospedale di Gino Strada finito nelle mani dei servizi segreti afghani dopo la liberazione di Mastrogiacomo

Con la liberazione di Rahmatullah Hanefi si fa più vicino il ritorno di Emergency in Afghanistan. Lo conferma Gino Strada in un'intevista al la Stampa: "Abbiamo sempre detto che saremmo tornati in Afghanistan se Rahmatullah veniva liberato e se venivano garantite le condizioni di sicurezza. Valuteremo se a questo punto sono state raggiunte", ha detto Strada, che non ha voluto fare una previsione sui tempi: "E' prematuro. Ma non saranno tempi lunghi. Il nostro interesse è tornare in Afghanistan al più presto".

20 aprile 2007

APRIAMO ALLA PACE

21 aprile '07 - Emergency lascia l'Afghanistan
Emergency se ne va dall'Afghanistan, ma dall'Italia non viene meno il sostegno ai progetti in atto. Anche Venezia, come altre città, ha allestito sabato scorso un presidio in campo San Geremia davanti alla sede della Rai, per richiedere la liberazione immediata di Rahmatullah Hanefi, responsabile afghano dell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah. Rahmatullah aveva dato il suo prezioso contributo alla liberazione del reporter italiano Daniele Mastrogiacomo, ma ora il governo di Karzai lo detiene in carcere, considerandolo piuttosto (questa l'accusa ufficiale) un complice dello stesso sequestro.
Il personale internazionale di Emergency si è trovato così costretto a lasciare le strutture sanitarie per ragioni di sicurezza. Emergency in Afghanistan rappresenta l'unica rete sanitaria con tre centri chirurgici, un centro maternità, 28 posti di primo soccorso soccorso. A Kabul inoltre da un anno è in funzione l'unica tac di tutto l'Afghanistan.


20 aprile '07 - APRIAMO ALLA PACE: una chiave per Rahmatullah Hanefi

A partire da venerdì i molti cittadini che hanno sostenuto i programmi umanitari di Emergency in Afganistan potranno dire, depositando la loro chiave, che non dimenticano la condizione di Rahmatullah, di Emergency ed il terrore della guerra che continua a colpire ogni giorno nel Paese non risparmiando niente e nessuno.
Lo farà la presidente Teresa Sarti inaugurando una struttura a P.za Farnese, in pieno centro storico a Roma.
Porteranno la propria anche Antonio Di Bella, Vauro Senesi, Massimiliano Fuksas, Michele Santoro, Sandro Ruotolo, Erri De Luca, Gianni Cipriani, Furio Colombo, Gabriele Polo, Sabina Guzzanti, Ezio Mauro e Chantal Mastrogiacomo.

19 aprile '07 - Nota ufficiale di Kabul
Kabul diffonderà i verbali delle interrogazioni al mediatore di Emergency nel sequestro Mastrogiacomo, Hanefi, ancora nelle carceri afghane dopo la liberazione del giornalista. E lo farà al termine del procedimento legale. Lo comunica in una nota l'ambasciata afghana a Roma. Hanefi, prosegue la nota, "è sotto interrogatorio per non aver rispettato la legge" affermando che gli interrogatori sono a norma di legge afghana.
L'ambasciata afghana in Italia ha inoltre espresso parole positive nei confronti dell'operato dell'associazione fondata da Gino Strada.
Nella nota si legge: "Da parte del governo e popolo afghano, esprime la sua sincera gratitudine a Emergency ed al suo staff per i suoi nobili e umanitari servizi'' e ''il governo ed il popolo afghano si augurano che questa attività umanitaria riprenda le sue funzioni il prima possibile".
19 aprile '07 - Sit-in ambasciata afgana
Ci aspettiamo che il governo italiano faccia un gesto diplomatico ufficiale''. Lo ha detto Teresa Sarti Strada, presidente di Emergency al sit-in di fronte all'ambasciata afgana. La manifestazione e' stata organizzata per chiedere la liberazione di Rahmatullah Hanefi. ''Abbiamo richiamato il personale italiano di Emergency dall'Afghanistan dopo le accuse infamanti che ci sono state rivolte - ha spiegato la moglie di Gino Strada - Se il governo Karzai non smentisce questa infamia dovremo chiudere tre ospedali e 26 punti di primo soccorso''.

13 aprile '07 - Staff internazionale di Emergency uscito dall'Afganistan
Una parte dello staff internazionale di Emergency che per motivi di sicurezza ha lasciato l'Afganistan, da Dubai, dove è dapprima convenuto, nei prossimi giorni raggiungerà alcune sedi delle attività di Emergency in Cambogia, Sierra Leone e Sudan.
Altri componenti dello staff afgano continueranno a seguire i nostri ospedali, in Panshir, a Kabul e a Lashkar-Gah, e le cliniche ad essi collegate, per consentirne il miglior funzionamento possibile in questa fase, e per fare il possibile perché sia superata la situazione attuale.
Alcuni, infine, rientreranno in Europa, essendo imminente la scadenza prevista del loro impegno in Afganistan.

EMERGENCY_Wikipedia
Gli obiettivi di Gino Strada e degli altri fondatori dell'associazione sono da sempre chiari e trasparenti: prestare assistenza medico-chirurgica gratuita alle vittime dei conflitti armati.
Emergency è sempre assolutamente neutrale in qualsiasi conflitto, non si chiede se ci siano "buoni" o "cattivi", ma vede solo persone che hanno diritto ad una dignità e ad essere curate.
Oggi Emergency è presente in Cambogia, Afganistan, Iraq, Sierra Leone dove costruisce e gestisce ospedali per i feriti di guerra e per emergenze chirurgiche, centri per la riabilitazione fisica e sociale delle vittime di mine antiuomo e altri traumi di guerra, posti di primo soccorso per il trattamento immediato dei feriti, centri sanitari per l'assistenza medica di base. Dal 2002 ha iniziato interventi a Jenin in Palestina e a Medea, in Algeria, in Sudan, in Nicaragua e in Kosovo (in questi ultimi due fornendo medicinali a strutture esistenti).

http://it.wikipedia.org/wiki/Emergency

27 marzo 2007

Forza Gino

Naturalmente l'unica cosa certa è che Gino Strada, ancora un'ultima foglia di fico dell'ipocrisia, invece di ricevere ponti d'oro come meriterebbe, per il servizio reso ad Ippocrate e alla Verità, viene ora usato come bersaglio.

http://www.emergency.it/appello/

3 marzo 2007

Abbidubbi

Riporto di seguito un articolo trovato su web.
Pare che l'invasione mass-mediatica produca più dubbi che certezze.
Il parere di chi dirige questo Blog è che il disastro 9/11/01 sia dovuto più ad un colpo di mano di estremisti, prodotto di troppe bugie e vigliaccate.

La convinzione che Osama Bin Laden sia il responsabile degli attentati dell’11 settembre è radicata nel conscio e nell’inconscio delle persone come poche altre cose. E’ Bin Laden la risposta che tutti hanno a disposizione per rispondere alle migliaia di domande che questa epoca storica richiede e per far passare in secondo piano molte altrettanto importanti. E’ stato Bin Laden a "creare" il terrorismo che ci minaccia, ed è stato lui ad attaccare. E’ lui che organizza e coordina i movimenti ceceni, irakeni, afgani, indonesiani, egiziani, palestinesi; è lui che semina odio e recluta terroristi fra i nostri quartieri, le nostre scuole, le nostre moschee; è lui la ragione delle centinaia di migliaia di vittime della pax americana, della diffidenza e della xenofobia, della sospensione specie nei paesi anglosassoni dei diritti. E’ lui, con le presunte prove a suo carico e le altrettante presunte rivendicazioni, il freno ad ogni dubbio sui mille particolari che per qualche motivo non tornano riguardo all’11 settembre.

Eppure, e lo dovessimo processare oggi, come afferma con tutta chiarezza la stessa FBI, non avremmo una sola prova concreta che potrebbe reggere l’accusa di fronte a un tribunale. Bin Laden, anzi, potrebbe querelare ...
... l’intero occidente per calunnia. E la migliore corte immaginabile, nel top della civiltà quale è lo stato di diritto all’occidentale, gli darebbe senza ombra di dubbio ragione.

La storia, si dice, la scrivono i vincitori. Bene: noi stiamo assistendo sotto i nostri occhi alla scrittura di una storia che, ad oggi,rimane un racconto di fantasia. Benché azzardare una qualsiasi versione alternativa rimanga praticamente un tabù, i fatti e le indagini spingono in un’unica direzione: Bin Laden non ha nulla a che vedere con l’11 settembre. Una giustizia giusta, in occasioni simili, proverebbe a battere piste diverse.

Basta controllare sul sito dell’FBI per rendersi conto che Bin Laden è ricercato "unicamente" in relazione alle esplosioni del 7 agosto 1998 alle ambasciate degli Stati Uniti di Dar Es Salaam, Tanzania, e Nairobi, Kenya. Secondo l’ FBI, questi attacchi hanno ucciso oltre 200 persone. L’ FBI conclude i suoi motivi per "ricercare" Bin Laden dicendo, «Inoltre, Bin Laden è sospettato di altri attacchi terroristici in ogni parte del mondo».

La nostra percezione, grazie all’onestà intellettuale dei media e dei nostri degli rappresentanti, è però diametralmente opposta. La certezza assoluta della colpevolezza di Bin Laden è stata brandita per anni sulla reputazione di chiunque ha provato a sollevare un solo dubbio sull’effettiva paternità dell’attentato o sulla "Guerra al Terrorismo", i cui risultati disastrosi sotto ogni punto di vista (sicurezza globale, economia, condizioni della popolazione, diritti umani) sono sotto gli occhi di tutti. La certezza che Bin Laden abbia rivendicato l’attentato e che la sua regia sia stata dimostrata è una credenza diffusa che stoppa in partenza ogni opinione divergente. Al contrario Bin Laden non ha mai rivendicato in maniera credibile l’attentato: si è dichiarato all’oscuro di tutto più volte e, anche in preda alla disperazione, non si è spinto oltre l’espressione di soddisfazione per l’attentato senza lasciare intendere un suo coinvolgimento. Senza prove e senza confessioni nulla, se non teorie campate in aria e sostenute da ignoranza o da forte malafede, lega Osama Bin Laden all’attacco all’America che ha aperto l’epoca della guerra perenne al terrorismo.

«Bin Laden non è stato formalmente accusato in relazione all’ 11-9» ha chiarito Rex Tomb, uno dei portavoce dell’FBI, al Muckraker report. «L’ FBI raccoglie prove –ha spiegato- Appena le prove sono state messe insieme, vengono girate al Dipartimento di Giustizia. Il Dipartimento di Giustizia poi decide se ha abbastanza prove da presentare ad un grand jury federale. Nel caso del bombardamento del 1998 alle Ambasciate degli Stati Uniti, Bin Laden è stato formalmente accusato e incolpato da un grand jury. Non è stato formalmente accusato e incolpato in relazione all’ 11-9 perché l’FBI non ha una forte prova che lega Bin Laden all’ 11-9». (link)

Per quanto possa sembrare assurdo si tratta semplicemente di una conferma. Così scriveva la BBC nel maggio 2002, dopo 7 mesi di indagini a "tutto campo".

«Ufficiali dell’intelligence USA hanno ammesso di aver fallito i tentativi di portare alla luce qualsiasi pista che conducesse agli attacchi dell’11 settembre. Il capo dell’FBI ha detto che dopo 7 mesi di implacabile lavoro l’America non ha trovato alcuna prova riguardante alcun aspetto degli attacchi a New York e Washington. Robert Mueller, direttore dell’FBI, ha spiegato che i suoi agenti hanno inseguito centinaia di migliaia di indizi e controllato ogni documento sul quale sono riusciti a mettere le mani, dalle prenotazioni di volo ai noleggi d’auto ai conti bancari. Hanno cacciato fra le grotte in Afghanistan e fra le ricevute di carte di credito in America ma il meglio dell’intelligence americana è stata umiliata da 19 dirottatori di Al Qaeda, rivelando quanto poco l’America sa riguardo agli attacchi dell’11 settembre».

Dopo altri quattro anni di indagini "a tutto campo" nulla è cambiato: 19 uomini, dopo aver compiuto irripetibili acrobazie per i cieli dell’America e sbeffeggiato il mondo intero con una dozzina di miracoli, non hanno lasciato una sola seria traccia della loro opera.

Potremmo fermarci qua e avremmo già abbastanza motivi quantomeno per arrossire. E’ importante invece, prima che la storia venga riscritta, analizzare e raccogliere le non prove, le non rivendicazioni e le evidenze fasulle che il mondo intero ha accettato senza un battito di ciglia. Basta ripercorrere i momenti successivi all’11 settembre per accorgersi –giusto per iniziare- che Bin Laden non ha mai rivendicato l’attentato negando anzi –in linea con i Talebani- ogni suo coinvolgimento. E se Bin Laden non ha nulla a che fare con l’11 settembre e non esiste alcuna prova concreta si un suo ruolo nella preparazione degli attentati, come l’FBI dice, ciò significa necessariamente che è stato qualcun altro.

Non spetta a noi, ai nostri limiti di comuni cittadini indagare e tracciare conclusioni. Ma quello di rimanere sull’attenti, evitando di essere tirati per il naso, è forse l’ultima alta libertà che la "civiltà" ci concede.

10 febbraio 2007

5 febbraio 2007

This and this and this more...

Mine antiuomo


Annuncio della Casa Bianca
Il 3 agosto 2006, Human Rights Watch ha annunciato che l’amministrazione Bush è intenzionata a riprendere la produzione di mine antiuomo per la prima volta dal 1997.
Il Pentagono ha richiesto un totale di 1.3 bilioni di dollari per un nuovo tipo di mine terrestri (anti-carro e anti-uomo).

La Convenzione di Ottawa
Alla fine del '97 nella conferenza ad Ottawa è stato raggiunto un accordo per il bando totale di queste armi. Il trattato ha finora ottenuto la firma di un elevato numero di paesi partecipanti e tra questi l'Italia (ma non ancora quella di paesi importanti quali gli USA e la Cina).
Nel dicembre 1997 il premio Nobel per la pace e' stato conferito alla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ed alla sua portavoce Jodie Williams.
Tra i paesi che non hanno firmato la convenzion e di Ottawa per la proibizione dell’uso, dello stoccaggio, della produzione e del commercio delle mine antipersona e per la loro distruzione vale la pena di ricordare: Cuba, Stati Uniti, Russia, Turchia, Egitto, Israele, Marocco, Eritrea, Somalia, Nigeria, Cina e India.

Secondo i dati del rapporto 2000 ci sono oltre 250 milioni di mine negli arsenali delle forze armate di 105 paesi, in particolare Cina [110 milioni] e Russia [60/70 milioni]. Tra gli stati firmatari l’Italia mantiene il primato del numero di mine conservate nei magazzini delle forze armate [4,8 milioni].

Tra i 138 paesi firmatari, solo 48 stati hanno provveduto a pubblicare un rapporto sulla stato di attuazione della convenzione pur essendone tutti obbligati.
Il problema dello sminamento
Questi risultati, per quanto significativi, non devono far perdere di vista le dimensioni del problema, infatti, anche se queste armi fossero definitivamente messe al bando in tutto il pianeta resterebbe ancora aperto il problema dell'eliminazione delle mine già disseminate in un gran numero di paesi.
La produzione delle mine antiuomo è stimata in 5-10 milioni ogni anno, ripartita su un centinaio di produttori in 55 paesi. Il numero di mine distrutte ogni anno nelle operazioni di sminamento, si colloca invece, tra 100.000 e 200.000. Con questi ritmi, occorrerebbero centinaia di anni per eliminare completamente questi ordigni dai paesi nei quali essi sono presenti.
L'impatto delle mine antiuomo sulla vita delle popolazioni locali è in realtà devastante dal momento che la loro presenza rende impraticabili all'agricoltura e alla mobilita' vasti territori con effetti economici e psicologici enormi. Per non parlare del peso che tutto ciò impone al sistema sanitario e sociale dei paesi più colpiti, le cui condizioni finanziarie, come e' facile immaginare, sono spesso drammatiche. Ad esempio il costo degli arti artificiali necessari ad una persona mutilata da una mina viene stimato oggi attorno a 3000 dollari. Se si tiene conto del gran numero di questi invalidi (ad esempio in Cambogia, sul cui territorio si stima che vi siano fra 4 e 7 milioni di mine, una persona su 236 e' stata mutilata da una mina), si può avere un'idea delle dimensioni del problema.

Paesi più colpiti
Cambogia, Afganistan, Angola, Mozambico, ex-Jugoslavia, Sudan, Somalia, El Salvador, Kurdistan, Kuwait.

Vittime tra i civili
Per sminare completamente l'Afganistan agli attuali ritmi occorrerebbero circa 4.300 anni.
Un'indagine (fonte: Croce Rossa Internazionale) realizzata in Afghanistan sui feriti delle mine antiuomo chiarisce che la maggioranza delle vittime mine sono civili. Solo il 13% dei feriti era costituito da militari.
Sulla base dei dati risulta che le vittime della guerra oggi sono:
7% i combattenti 34% i bambini 26% gli anziani 16% le donne 17% gli uomini civili
Nella prima guerra mondiale, all'inizio del secolo, i civili rappresentarono il 15% delle vittime. Come si può dunque notare la situazione oggi si è capovolta rispetto all'inizio del secolo e per questo la guerra "moderna" è diventata molto più disumana e ripugnante perché a farne le spese sono gli innocenti.

Libertà di stampa in Italia



Estratto tradotto da Freedomhouse
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=251&year=2006

In Italia la libertà di parola e di stampa è garantita costituzionalmente. Tuttavia, la libertà dei media è rimasta costretta fin dal 2005 dalla concentrazione dei media nelle mani del Primo Ministro Silvio Berlusconi, che controlla il 90 per cento dei mezzi di radiodiffusione del paese attraverso le sue azioni. Nel mese di aprile del 2004, il senato ha adottato la legge di Gasparri sulla radiodiffusione, che al relativo accreditamento ha introdotto un certo numero di riforme da che dovrebbero il paese per il cambiamento previsto nel 2006 broadcasting a digitale analogue e la privatizzazione parziale della rete di radiodiffusione pubblica italiana, RAI. Tuttavia, la legge è stata criticata pesantemente poichè inefficace nel garantire la libertà di stampa in un regime di monopolio berlusconiano e di fare pochissimo per spezzare il"duopolio" di RAI e di Mediaset riguardo ai nuovi mezzi di broadcasting.
Ciò permetterebbe a Berlusconi, nella sua posizione unica, di continuare ad avere il dominio assoluto sui mezzi di radiodiffusione privati.
Nel mese di luglio del 2004, il Parlamento ha approvato la legge di Frattini, che richiama il conflitto di interesse fra l'ufficio pubblico dei ministri principali e le loro azioni di media.

Anche se questo impedisce al ministro principale di fare funzionare i suoi propri commerci, gli non impedisce di scegliere la sua propria procura, compreso un membro della famiglia.

Nel mese di gennaio del 2005, una corte a Roma ha condannato RAI per la rimozione di un giornalista della TV, Michele Santoro, in 2002. Santoro era uno dei tre giornalisti critici verso il governo che sono stati rimossi dalla RAI per "uso criminale presunto della televisione pubblica."

La maggior parte delle testate giornalistiche sono possedute privatamente ma spesso sono collegate ai partiti o a funzionari politici dei grandi media privati, che esercitano una certa influenza editoriale. I media della stampa, che consistono di parecchi giornali nazionali (di cui almeno due sono controllati direttamente dalla famiglia Berlusconi), continuano a fornire una certa varietà di opinioni politiche, comprese quelle critiche verso il governo. Tuttavia, Berlusconi influenza almeno sei delle quattordici principali testate televisive nazionali.

Mediaset monopolizza altresì i redditi della pubblicità in radiodiffusione. Nel 2004, Mediaset ha incamerato il 58 per cento di tutti i redditi della pubblicità, mentre RAI ha ricavato solo il 28 per cento. Le altre reti nazionali commerciali ricevono più o meno il 2 per cento dei redditi e le centinaia delle stazioni televisive locali/regionali complessivamente il 9 per cento.
Verso la fine del 2003, il governo ha promulgato una rinuncia provvisoria che ha rimosso una limitazione precedente su una persona che possiede più di due stazioni di broadcasting nazionali, permettendo a Retequattro, una delle tre stazioni della televisione possedute dal gruppo Berlusconi-Mediaset, di continuare il broadcasting terrestre, anzichè satellitare(!).
Il governo non limita generalmente l'accesso al Internet; tuttavia, il governo può ostruire i luoghi di Internet stranieri se contestano le leggi nazionali. Ma, dopo i bombardamenti di Londra nel mese di luglio del 2005 dagli estremisti, il Parlamento dell'Italia ha approvato una nuova legge antiterrorismo che include la sorveglianza della rete Internet e richiede una speciale autorizzazione per far funzionare un Internet-cafè.

4 dicembre 2006

Crash!

Italia
Ogni giorno si registrano in media 21 vittime al giorno per incidenti automobilistici.
Gli incidenti stradali provocano ogni anno in Italia circa 8.000 decessi (2% del totale), circa 170.000 ricoveri ospedalieri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero; rappresentano inoltre la prima causa di morte tra i maschi sotto i 40 anni.
Ogni anno il costo sociale degli incidenti in Italia, secondo il Cesis, di circa 37 mila miliardi di lire.

Europa
Le ferite da incidenti di traffico uccidono quasi 350 persone al giorno, o più di 127.000 ogni anno nella regione europea monitorata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
È come se un evento catastrofico uccidesse la popolazione di una città di medie dimensioni ogni anno.
Almeno 2,4 milioni di persone vengono ferite oppure rese disabili in incidenti stradali ogni anno.
Di questi 2 milioni di incidenti stradali annuali, circa il 65% avviene in città e villaggi , dove pedoni e ciclisti sono particolarmente esposti. L'evidenza sulla mortalità stradale è presentata nel "World report on road traffic injury prevention", pubblicato dallo WHO il 7 aprile 2006 (World Health Day)

Mondo
Almeno 1.200.000 morti nel mondo ogni anno per incidenti stradali.
Sono 1 milione e 200mila morti ed oltre 50 milioni di feriti ogni anno nel pianeta, entro il 2020, stimano gli esperti della Commissione mondiale gli incidenti, nel Sud del Mondo raddoppieranno.
Ogni anno sulle strade del pianeta perdono la vita 1 milione e 200mila persone e 50 milioni sono i ferit
i

10 novembre 2006

THX 1138


Anything for a quiet life.
Qualsiasi cosa per il quieto vivere

commedia di Thomas Middleton

F451 VS Matrix


Il Candido pensa di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Il pessimista sa che è vero.

Bradbury WebLink









http://www.raybradbury.com/

9 novembre 2006

Ignoranza

L'Arte ha una nemica chiamata Ignoranza
Ben Jonson
Ognuno fuori del suo umore



Il poco che so lo devo alla mia ignoranza
Sachha Guitry
Toutes réflexions faites